giovedì 22 gennaio 2015

Parla Cufino: "Ecco perché ho lasciato il Posillipo"


Dopo un anno e mezzo alla guida del Posillipo, Bruno Cufino, nostro direttore, ha rassegnato le dimissioni da tecnico della squadra napoletana. Gli abbiamo chiesto di parlare della sua decisione.
Come ti senti e perché hai lasciato il Posillipo?
“Sono tranquillo, sereno e rispondo con altrettanta serenità, senza alcuna forma di risentimento, perché davvero non ne ho. Le mie dimissioni scaturiscono dalla accertata impossibilità di portare avanti il progetto per cui sono stato chiamato, causata da una mia caratteriale difficoltà a relazionarmi con un ambiente che non è il mio e con una gestione della squadra che, anche per circostanze a cui non sono stato abituato, non mi è congeniale. Probabilmente è un mio evidente limite. Detto ciò, non è mai facile lavorare in un ambiente dove, tra le sedie a sdraio ed un tavolo da gioco, sei esposto a chiacchiericcio e giudizi di persone con le quali a volte non hai mai scambiato una sola parola. Soprattutto quando queste stesse persone fanno opinione e, magari giustamente, non possono restare inascoltate da chi guida il circolo.
Che intendi dire?
Intendo dire che si genera un tipo di cultura che ritengo non abbia nulla a che fare con lo sport. Si finisce, spesso inconsapevolmente, per concentrarsi molto su quella che è l’immagine di sé stessi e poco sulla sostanza. A cascata, tutto ciò produce presunzione e mentalità chiusa, con le quali non si può che navigare a vista. Per adulti psicologicamente strutturati vivere queste realtà è fastidioso, ma non determinante… per dei giovani è devastante.
Nonostante queste condizioni che descrivi, però, in passato il Posillipo ha vinto tanto ed ha portato fior di campioni alle Olimpiadi.
Si trattava di altri tempi ed di un’altra realtà, soprattutto economica, oggi non riproponibili. C’erano presidenti decisionisti che intervenivano in proprio nelle grandi spese, avevano filo diretto ed esclusivo con l’allenatore e si affidavano al prodotto esterno più che a quello interno. Ma oggi questo tipo di gestione è impensabile. Per trovare un Posillipo costruito per la maggior parte in casa bisogna tornare agli anni ’80. Dopo di allora, la forza del Posillipo sono state la bravura degli allenatori ed il cosiddetto “mercato”, fatto di grandi stranieri e grandi giocatori, fondamentali e gregari, anche di napoletani provenienti da altri club. Hanno saputo fare gruppo e vincere. Ma non dobbiamo dimenticare che l’ultimo giocatore nato al Posillipo (proveniente dal vivaio e non da altri club) che ha partecipato ai Giochi Olimpici è stato Francesco Postiglione, nato nel 1972! Nel 2016 a Rio potrebbe arrivare Vincenzo Renzuto (incrocio le dita per lui…), posillipino doc, che è nato nel 1993: 21 anni dopo Postiglione. Sono dati su cui riflettere”.
In che maniera ritieni che il Posillipo possa ritornare ai vertici?
È una domanda che mi crea non poco imbarazzo perché il mio arrivo al Posillipo era legato all’ipotesi di gettare le basi per questo scopo. Non voglio parlare né della situazione che ho trovato sul piano interno e delle sue divisioni, né della considerazione che oggi ha il club sul piano esterno, e neanche di tutte le difficoltà dovute ad incidenti, vuoti istituzionali e di altra natura, o delle incomprensioni e degli equivoci che tuttora persistono e che hanno caratterizzato il periodo della mia conclusa gestione tecnica. Questo è sotto gli occhi di tutti. Per provare a tornare ai vertici, con i tempi di crisi economica che corrono, un club della tradizione del Posillipo  avrebbe bisogno di una governance unita e stabile per almeno quattro anni. Di un progetto tecnico guidato in maniera moderna e scientifica, che tenga in primario conto l’importanza dell’impiantistica. Che sappia cosa sia il reclutamento, la selezione e lo sviluppo verso l’alto livello dei giocatori giovani e che non dimentichi mai che la prima squadra deve essere il primo obiettivo verso cui indirizzare il lavoro, per poi ambire a traguardi più elevati. L’acquisizione di giocatori esterni dovrebbe essere legata esclusivamente alla copertura di ruoli non disponibili in casa ed al valore aggiunto. Quando non c’è unità di intenti, quando ogni settore è stagno e procede per conto proprio, dalla governance al settore tecnico, tutto è caos ed ognuno pensa a sé stesso.
Il Posillipo che lasci potrà riuscire in questo intento?
Sono l’elemento meno adatto a rispondere e quel che penso lo tengo per me. Ma non è questione di uomini. È questione di cultura sportiva moderna e di saperla applicare. Ma la strada che ritengo giusta è quella che ho appena esposto.
Lasci il Posillipo in semifinale di Euro Cup e al terzultimo posto in campionato. Dove può arrivare questa squadra? 
In alto in Europa e può ben riprendersi in campionato. Ma ha bisogno di serenità.
Sei pronto per eventuali nuove sfide nella pallanuoto?
Sono sempre pronto, ma alla mia età devo essere assecondato in quello che ho in testa, non assecondare io… Per ora voglio ritrovare solo la forma fisica per andare a pesca e non rientrare a casa a mani vuote.

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