domenica 22 giugno 2014

World League, Filipovic e Mitrovic portano in trionfo la Serbia. L'Ungheria va k.o.


Giulio D'Onofrio - 21 giugno 2014 

Dubai_day_6_srb_goldLa Serbia sul gradino più alto del podio.

Ungheria-Serbia 6-10 (2-3, 0-4, 1-3, 3-0)
Ungheria: Nagy, Gor-Nagy, Madaras 1, Erdelyi, Vamos, Hosnyanszky, Angyal, Szivos, Da. Varga 1, De. Varga 4 ( 1rig.), Toth, Harai, Decker. All. Benedek
Serbia: G. Pijetlovic, Mandic 2, Gocic, Randjelovic, Cuk, D. Pijetlovic 1, Nikic, Markovic, Radjen, Filipovic 3 (1 rig.), Prlainovic 1, S. Mitrovic 3, B. Mitrovic. All. Savic
Note: Nessuno uscito per limite di falli. 
Superiorità numeriche: Ungheria 1/8 + 1 rigore, Serbia 3/7 + 1 rigore. 
Arbitri: Gomez (Ita) e Borrell (Esp) 








FINALE – Ottavo trionfo della Serbia in World League: la formazione di Savic comanda la sfida finale contro l’Ungheria, chiudendo la contesa sul 10-6 grazie alle triplette di Filipovic e Mitrovic. Gli uomini di Benedek crollano a cavallo tra secondo e terzo quarto, subendo un break di 0-6. Tra i magiari si salva solo Denes Varga.
Tutto facile, anche troppo verrebbe da dire, per la Serbia che annichilisce letteralmente i campioni del Mondo dell’Ungheria e si porta a casa l’ottavo successo in World League su tredici edizioni totali. Il risultato finale, infatti, rimette solo parzialmente in gara gli avversari che, quantomeno, riducono le distanze grazie ad un break di 3-0. Non sarà un Mondiale o un’Olimpiade, ma il trofeo conquistato da Filipovic e compagni è meritato al di là di qualsiasi obiezione, frutto di un cammino immacolato di sei vittorie in altrettanti incontri e di un ultimo atto dominato dal primo all’ultimo minuto. Dall’altra parte c’e’ una formazione magiara che è stata davvero troppo brutta per essere vera: lontanissima parente di quella che ha trionfato a Barcellona nel Luglio scorso, la squadra dell’ex mancino terribileBenedek incappa in una delle serate più buie della sua storia. Anche la passata edizione si concluse alla stessa maniera, ovvero con la vittoria della Serbia, ma ciò che sorprende in negativo sono i numeri della partita di Denes Varga e soci, oltre all’ampio scarto finale: più di un tempo e mezzo senza segnare – per l’esattezza quindici minuti, ndr – a cui si aggiunge la disastrosa percentuale in superiorità numerica (1/8), che è frutto si della retroguardia ermetica a difesa della porta di Pijetlovic ma anche dei troppi errori di mira da parte degli attaccanti. Se poi, dall’altra parte, lo stesso dato realizzativo riporta una percentuale del 100% fino all’inizio del quarto tempo, allora il gioco è presto fatto e nemmeno gli errori degli ultimi otto minuti incrinano la certezza che sia stata la squadra più meritevole a vincere.
Le prime battute di gioco danno l’immagine di una gara equilibrata e, d’altronde, i giocatori in acqua contribuiscono a rafforzare questo pensiero: Denes Varga da una parte, il tridentePrlainovic-Filipovic-Mitrovic dall’altra scrivono subito i propri nomi nel tabellino dei marcatori quando sono passati appena sei minuti. Il 2-3 dell’ex mancino recchelinoMadaras chiude il primo quarto. Il problema è che l’Ungheria crolla letteralmente nella seconda frazione, spianando la strada al trionfo serbo. Ancora Mitrovic sigla di 2-4, poi salgono in cattedra i mancini di Savic: il tecnico serbo ha la fortuna di poter alternare i due migliori interpreti al mondo nel ruolo e Filipovic e Mandic non deludono di certo le attese, realizzando rispettivamente due e una rete. La marcatura di Dusko Pijetlovic porta poi i campioni in carica sul massimo vantaggio (2-9), prima che Denes Varga, top scorer assoluto del match con un poker e senza dubbio il migliore dei suoi, spezza un incredibile digiuno che durava da fine primo tempo. I ragazzi di Benedek provano poi a rialzare la testa nel quarto finale ma è una reazione che arriva troppo tardi e non incide sull’esito della sfida.


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