martedì 8 settembre 2015

Simone Rigalza, la mia esperienza in Montenegro



A circa un mese dalla fine dei Mondiali abbiamo chiesto a Simone Rigalza, preparatore fisico del Montenegro di stilare un duplice bilancio: quello personale e quello della nazionale balcanica, giunta al 5° posto finale, alle spalle degli azzurri e davanti all’Ungheria, Campione del Mondo uscente.

Simone, parliamo prima di tutto della tua esperienza all’interno dello staff del Montenegro.

Sono entrato nel 2011 per la preparazione degli europei 2012, mi sono trovato molto bene a livello umano e credo che bilancio il del dare e avere sia in parimenti soddisfacente. Sul piano sportivo considero ottimi i risultati raggiunti: 2 terzi posti in World League (Čeljabinsk 2013, Dubai 2014), siamo arrivati secondi agli europei di Ehindoven 2012, abbiamo raggiunto il 4° posto olimpico (Londra 2012), abbiamo raggiunto la medaglia d’argento ai mondiali di Barcellona 2013, un quarto posto a Budapest 2014 ed infine il quinto posto a Kazan 2015 nonostante un biennio votato all’inserimento di nuovi giocatori.

Un bilancio positivo, insomma.

Tutti soddisfatti, anche la Federazione montenegrina, grazie a risultati in crescita giunti dopo un periodo di pericoloso appannamento. Il Montenegro è uno stato piccolo, con molte difficoltà organizzative. Per farti un esempio, non c’è paragone tra il nostro 5° posto del 2015 e il 7° posto della Serbia ai mondiali del 2013, data l’ enorme differenza in termini organizzativi.

Facciamo luce sulle difficoltà che menzionavi.

Il Montenegro sconta carenze su alcune delle quali è veramente difficile intervenire. In concreto, manca un centro federale dove convergere e ottimizzare il lavoro di alto livello. Spesso ci si allena ospiti delle squadre locali, è inoltre logisticamente problematico avere tutti gli atleti ai collegiali, perché molti giocano all’estero: in Russia, in Ungheria, in Turchia, in Italia, per citare alcuni paesi.

Difficile chiedere alla Federazione montenegrina più di quanto non abbia già fatto in questi anni: stiamo parlando di una nazione che conta 600 mila abitanti, ovvero un centesimo della popolazione italiana.

Siamo stati costretti a preparare le manifestazioni internazionali in modo … itinerante, viaggiando ogni 4-5 giorni tra le piscine dello Jadran Herceg Novi, del Budva oppure spostandoci a Podgorica (a 2 e 4 ore di auto dagli altri impianti). In aggiunta quest’anno abbiamo anche avuto qualche problema di organico, ritrovandoci in difficoltà nei ruoli di portiere e centroboa, e siamo andati a ripescare giocatori che facevano panchina al Primorje o altri, non ancora pronti, che giocavano a Budva.

Quali punti di forza hai riscontrato nei giocatori montenegrini?

Il Montenegro sforna atleti estrosi, potenziali campioni, Il popolo montenegrino in certi momenti si trova molto unito e a volte riesce a creare uno spirito di squadra che spesso ti aiuta ad emergere da situazioni complicate, sportivamente parlando.

L’estro e il forte attaccamento alla bandiera aiutano molto, anche se non sono risolutivi rispetto ai problemi che abbiamo menzionato prima. Se aggiungi poi gli eventuali infortuni l’utilità di queste caratteristiche scende ulteriormente.

Quali giocatori tra quelli che avete lanciato ti senti di menzionare?

Direi su tutti Nikola Murisic (classe 1992), Aleksa Ukropina, che non ha ancora compiuto 17 anni (è nato il 28 settembre 1998) e Dejan Lazovic (1990, 2° portiere del Primorje). Ma non è tutto qui: in World League abbiamo lanciato alcuni ragazzi giovani del Budva, che in futuro si faranno sentire, se ….

Se?

In generale il problema per molti di questi è la difficoltà di avere un futuro sportivo in Montenegro: o entri in nazionale e presto, altrimenti gli sbocchi sono molto pochi e il rischio di abbandono è alto.

Al termine dei Mondiali tu e il C.T. Ranko Perovic avete rassegnato le dimissioni.

E’ ovvio che ti parlerò solamente delle mia scelta di terminare questa bella avventura montenegrina: nel mio lavoro chiedo tantissimo a me stesso, ai miei atleti e ai miei collaboratori. Se mi ritrovo a non essere più motivato al 100% credo che sia meglio e sia corretto fare un passo indietro. Nonostante il risultato positivo raggiunto quest’ anno a Kazan e la proiezione verso Europei e Olimpiadi non avevo più questa forza d’animo che mi caratterizza e mi permette di dare il massimo: meglio quindi lasciare spazio a chi potrà trovare una squadra già avviata verso le Olimpiadi attraverso il lavoro che abbiamo svolto con dedizione e cura.

Non è stata una scelta facile per entrambi, ma è stato estremamente piacevole ricevere attestati di stima e abbracci fraterni da parte di giocatori e Federazione.

Quali progetti all’orizzonte?

Al momento nulla, forse è troppo presto. Per ora continuo il mio lavoro come osteopata nel mio studio di Genova e il mio impegno in qualità di insegnante in due scuole (Bari e Torino, materia: sistema neurovegetativo). Dal punto di vista sportivo al momento sono tranquillo, posso permettermi di attendere la proposta giusta: l’ideale sarebbe continuare a lavorare con Ranko Perovic, vista la cieca fiducia che ripongo in lui.

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